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Le mani della Turchia sul Mediterraneo

Le mani della Turchia sul Mediterraneo

La mire espansionistiche turche si stanno manifestando in tutta la loro natura. Il governo turco, dal momento in cui Mosca e Ankara hanno ripreso una intensa attività diplomatica e di collaborazione in ambito internazionale, ha portato avanti una politica estremamente aggressiva e ambiziosa verso ovest. La Turchia ha costruito una fitta rete di organizzazioni statali e parastatali che progressivamente hanno penetrato i contesti europei e nord-africani, divenendo di fatto un attore di primo piano per gli equilibri geostrategici dell’area del Mediterraneo. Energia e difesa stanno trainando le politiche estere di Erdogan, che approfittando della natura islamista del suo governo, infiltra i governi e i movimenti politici algerini, tunisini, libici, egiziani, serbi, macedoni, greci, albanesi, bosniaci. Agendo rapidamente e mediante la messa a disposizione di grandi risorse, la Turchia infatti sta – già da alcuni anni – influenzando le politiche energetiche balcaniche, in considerazione dell’attenzione strategica che nei prossimi decenni investirà l’area dell’Adriatico. 

La Turchia, a differenza dei competitors internazionali, conta su una vasta rete di organizzazioni religiose e umanitarie di chiaro stampo islamista e soprattutto connesse alla Fratellanza Musulmana. Tramite queste organizzazioni, che gestiscono centri culturali, moschee, scuole coraniche e ONG, la Turchia si pone in una posizione di forte vantaggio, rappresentando un fattore di pressione verso i governi locali e un punto di riferimento per le comunità musulmane dell’area del Mediterraneo. 

L’ingerenza turca in Libia si profila quindi come l’apice di questa strategia. Ankara, pienamente consapevole dell’importanza della stabilità politica, energetica e economica della Libia per i paesi del Mediterraneo, sta assumendo il ruolo di protagonista assoluta nella gestione della sicurezza e delle politiche energetiche dell’area. Se negli ultimi anni le politiche migratorie turche, che hanno funzionato da filtro per l’Europa, ha permesso ad Ankara di prendere una deriva autoritaria e conservatrice senza precedenti – con attacchi continui ai diritti umani e alle libertà fondamentali – la posizione assunta dalla Turchia in Libia permetterà a Ankara di tenere le potenze europee in una condizione di ricatto perenne. L’immobilismo europeo di fronte a tale minaccia, perché di minaccia si tratta, è un elemento di forte preoccupazione. Se la Turchia dovesse continuare a imporre le proprie ambizioni di conquista in tutto il Mediterraneo, l’Europa si troverebbe a dipendere da Ankara sotto il punto di vista energetico, di sicurezza e dal punto di vista finanziario: uno scenario che l’Europa non può permettersi.

  Patrick Tillman

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