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Terrorismo, con le restrizioni aumenta il rischio di attacchi. Ma il ritorno alla normalita potrebbe essere peggio

Terrorismo, con le restrizioni aumenta il rischio di attacchi. Ma il ritorno alla normalita potrebbe essere peggio

Ultimamente sono emersi numerosi segnali che mettono in risalto il rischio che i gruppi terroristici abbiano incrementato le proprie capacità offensive. In Afghanistan di recente si sono verificati diversi attacchi e lo stesso è accaduto in Iraq, in Somalia e in altri paesi. Se lo analizziamo, questo movimento non può essere collegato solo a un’area geografica, ma piuttosto all’obiettivo che questi gruppi hanno, ossia dimostrare le proprie capacità di condurre attacchi terroristici in diversi luoghi e livelli di aggressività e impatto. 

Questo attivismo terroristico si palesa in un momento in cui i gruppi terroristici hanno dimostrato la ferma volontà di attaccare in Europa, paesi come Francia, Austria e  Svizzera.

Contenere il crescente rischio di terrorismo globale richiede un attento monitoraggio dei gruppi e delle situazioni propizie che li renda più credibili tra le popolazioni locali. È importante sviluppare un approccio che consideri come continueranno a sfruttare periodi potenzialmente lunghi di frustrazione economica e proteste sociali.

Ciò crea una duplice sfida per i governi: essi devono affrontare la crescente frustrazione sociale dovuta alle difficoltà economiche combinate con un incremento del rischio di attività terroristiche e criminali che continuano a cambiare tattiche e utilizzare la porosità di alcuni confini strategici per esportare la propria violenza.

Questi incidenti non implicano necessariamente il confronto con i servizi di sicurezza, ma sfruttano la pressione sociale e le difficoltà per provocare instabilità, che possono sfociare anche in proteste e rivolte basate sull’insoddisfazione per la politica pubblica e il sistema politico. Non solo stanno alimentando le fiamme del disincanto, ma lo stanno anche usando per reclutare adepti e crescere numericamente. 

Tornando alla più stretta attualità è importante considerare che il mese di dicembre è legato alle festività e alle attività sociali e come tale è sempre visto come un’importante opportunità per le cellule terroristiche di operare e colpire gli obiettivi. Inoltre, quest’anno, a causa delle restrizioni ai movimenti e alle celebrazioni, la frustrazione sociale e i problemi economici potrebbero creare ancor di più un’atmosfera adatta per condurre attacchi terroristici. I recenti attacchi hanno dimostrato che i terroristi non si limitano a operazioni non sofisticate come pugnalate o attacchi con veicoli, ma che hanno messo in essere operazioni più sofisticate con terroristi ben addestrati.

 

Questa particolare situazione richiede maggiore attenzione rispetto ai programmi e alla metodologia di questi gruppi terroristici emergenti. Innanzitutto è necessario considerare che le azioni terroristiche oggi sono legate alla situazione contingente che stiamo vivendo a livello globale nelle nostre società, ci si riferisce in particolare alle restrizioni derivanti dal COVID-19. La prossima fase in cui ci saranno  più attività sociali, con una parvenza di normalità potrebbe essere un’occasione molto allettante per le cellule terroristiche per muoversi e decidere di organizzare azioni clamorose, con gli echi del periodo natalizio.

Non c’è dubbio che le cellule terroristiche stiano cercando una singola opportunità per apparire e dimostrare di essere ancora in grado di operare e colpire. Anche il rischio che le forze di sicurezza stanno affrontando a causa del COVID-19 è molto alto, poiché la situazione sia prima dell’imposizione delle misure di blocco sia successivamente con la rimozione delle restrizioni potrebbe risultare un’ottima occasione per il terrorismo individuale o di piccoli gruppi. Ciò che potrebbe aggiungere più rischi a uno scenario già di per sé complicato, è il crescente rischio di sfruttamento politico del terrorismo e della criminalità.

 

Dr. Amer Al Sabaileh

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